Myrtus communis

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Title

Myrtus communis

Creator

Lorenzo Braides

Scheda botanica Item Type Metadata

Specie botanica

Myrtus communis

Nome comune

Mirto, mortella

Etimologia

Il nome generico pare derivi da Myrsine, leggendaria fanciulla greca, uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di Mirto. Il nome specifico indica la frequenza della diffusione di questa specie.
Il nome italiano di Mortella, deriva il nome della mortadella, perché essa veniva aromatizzata con le sue foglie.

Ambiente

Il Mirto è uno dei principali componenti della macchia mediterranea bassa, frequente sui litorali, dune fisse, garighe e macchie, dove vive in consociazione con altri elementi caratteristici della macchia, quali il Lentisco, Rosmarino ed i Cisti. Forma densi cespugli resistenti al vento nelle aree a clima mite ma teme il freddo intenso. Si adatta molto bene a qualsiasi tipo di terreno anche se predilige un substrato sabbioso, tollera bene la siccità. Vegeta dal livello del mare sino a 500 m s.l.m.

Caratteri botanici

Arbusto sempreverde e latifoglie dal profumo aromatico e resinoso, eretto, con chioma densa, fusto lignificato e ramificato sin dalla base, rami opposti, ramuli angolosi. Ha un accrescimento molto lento e longevo. La corteccia a frattura longitudinale, liscia di colore grigio, eccetto che sui rami più giovani dove è rossastra, si sfalda in placche o strisce fibrose negli esemplari adulti. Altezza sino a 5 m.
Le foglie sono coriacee, semplici, opposte, o in verticilli, sessili, hanno lamina di 2÷5 cm, lanceolata o ellittica, margine intero a volte leggermente revoluto, apice acuto, pagina superiore di color verde scuro, lucida con nervatura mediana infossata, pagina inferiore verde pallido, presenta piccole ghiandole ed è opaca. Se stropicciate, le foglie di questo arbusto, emettono una gradevole fragranza simile al profumo dell'arancio, dovuta alla presenza di mirtenolo.
I fiori bianchi dal profumo molto intenso, sono solitari o appaiati all'ascella delle foglie, sono portati da lunghi peduncoli, calice a 5 sepali liberi e acuti; corolla a 5 petali obovati, peloso-ghiandolosi al margine; stami molto numerosi, più lunghi dei petali, con antere gialle; stilo uno, semplice, confuso fra gli stami e un piccolo stimma.
I frutti, che giungono a maturazione fra ottobre e novembre e persistono sulla pianta sino a gennaio, sono baccche di 7÷10 x 6÷8 mm, subglobose o ellissoidi, glabre, blu-nerastre, pruinose, coronate dai rudimenti del calice persistente; i semi di 2,5÷3 x 2 mm, sono reniformi, di colore da bruno a biancastro.La fioritura, abbondante, avviene in tarda primavera, da maggio a giugno; un evento piuttosto frequente è la seconda fioritura che si può verificare in tarda estate, da agosto a settembre e, con autunni caldi anche in ottobre. Il fenomeno è dovuto principalmente a fattori genetici.

Usi

Per uso interno in caso di infezioni urinarie, perdite vaginali, congestione bronchiale, tosse secca.
Per uso esterno contro l'acne (olio) infezioni gengivali ed emorroidi.
I principi attivi del Myrtus communis sono facilmente assorbiti e conferiscono all'urina un aroma di violetta entro 15 minuti dall'ingestione.
L'olio è impiegato in profumeria, nella preparazione di saponi e cosmetici.
L'essenza tratta dai fiori è usata in profumeria e cosmetica, nota come "Acqua degli angeli" o "Acqua angelica" è un ottimo tonico astringente.
Il decotto delle foglie aggiunto all'acqua del bagno, svolge un'azione tonificante.
In cucina le foglie possono essere utilizzate per insaporire piatti di carne e pesce, per aromatizzare carni insaccate e olive.
I frutti vengono usati per produrre liquori, famoso è il Mirto sardo, ma anche per aromatizzare l'acquavite in alcune zone, per sostituire altre spezie, ad esempio il pepe, ma sono anche appetiti da numerose specie ornitiche e da diversi ungulati.
Nella tradizione gastronomica sarda il mirto è un'importante condimento per aromatizzare carni sia arrosto che bollite.
Per l'intenso profumo i fiori di Mirto, sono impiegati nella realizzazione di pot-pourri.
Il legno, duro, può essere impiegato per la fabbricazione di piccoli oggetti al tornio o per farne manici e bastoni.
Come combustibile fornisce buona legna da ardere e ottimo carbone.
Le foglie ricche di tannino, sono utilizzabili per la concia delle pelli.

Storia e leggende

Nell'antica Grecia, questa pianta era sacra ad Afrodite, dea dell'amore e della bellezza.
Per i Romani sacra a Venere, era simbolo di trionfo e di vittoria; era fra le piante considerate simbolo di Roma, nel Foro un'antica ara era consacrata a Venere Mirtea; pare infatti che la dea dopo essere nata dalle acque del mare di Cipro, accortasi di un satiro la spiava, corresse a nascondersi dietro un cespuglio di Mirto per nascondersi dagli sguardi concupiscenti del satiro.
con i suoi rami si intrecciavano ghirlande con le quali si incoronavano poeti ed eroi.
I fiori, forse per il colore candido, erano considerati simbolo di verginità e di amore puro e venivano impiegati per ornare il capo delle giovani spose e per addobbare i tavoli durante i banchetti nuziali.
In Mesopotamia i rami del Mirto venivano bruciati per prevenire il contagio di malattie infettive.
I persiani usavano le foglie mettendole a contatto direttamente con i piedi, contro sudore, proprio come si fa oggi, con le solette antisudore.
Il suo legno odoroso, veniva bruciato nelle cerimonie religiose antiche.

Riferimenti

http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=13558
https://it.wikipedia.org/wiki/Myrtus_communis
https://www.giardinaggio.it/giardino/singolepiante/mirto/mirto.asp

Collection

Citation

Lorenzo Braides, “Myrtus communis,” __Cosmic_Noise__e-learning_for_science__, accessed November 22, 2024, http://cosmicnoise.it/o/items/show/564.