Chelidonium majus
Dublin Core
Title
Chelidonium majus
Creator
Cinzia Guerriero
Scheda botanica Item Type Metadata
Specie botanica
Chelidonium majus L.
Nome comune
CELIDONIA, ERBA DEI PORRI, ERBA DI SANTA APPOLONIA
Etimologia
Il nome deriva dal greco chelidòn (= rondine), secondo Maurice Mességué perché porzioni di pianta vengono strofinate dalle rondini sugli occhi non ancora aperti dei piccoli. Il latice caustico aprirebbe i lembi di pelle consentendo ai rondinini di vedere.
Ambiente
- cresce nell’intervallo altimetrico tra 0 e 1200 o più metri s.l.m. in luoghi ombrosi, freschi, umidi, al margine del bosco, lungo le vie, siepi, ruderi.
Caratteri botanici
FUSTO – prostrato o ascendente ramoso, fragile, munito di peli sparsi, alto sino a 70 cm. Tutti gli organi della pianta sono percorsi da una rete di canali laticiferi, nei quali scorre un succo arancione aspro e caustico, che fuoriesce alla minima incisione.
FOGLIE – radicali, abbondanti, lungamente picciolate, pennate e lobate in 5 segmenti da ogni lato, la pagina superiore verde chiaro opaca e glabra, quella inferiore di colore verde bluastro, tomentosa. Le foglie cauline sono sessili o con corto picciolo, alterne, bilobate o trilobate a lobi ovali, dentati e arrotondati all'estremità.
FIORI - formano piccole ombrelle apicali, o solitari all'ascella fogliare, i 2 sepali del calice sono precocemente caduchi, la corolla ha 4 petali ovali di colore giallo oro e molti stami a filamenti rigonfi appena sotto le antere.
Fioritura: Maggio-Ottobre.
FRUTTI - capsule verdi, lineari che contengono un gran numero di semi reniformi, brillanti e neri, muniti di un'escrescenza polposa e gelatinosa, molto apprezzata dalle formiche, che in questo modo disseminano la pianta.
FOGLIE – radicali, abbondanti, lungamente picciolate, pennate e lobate in 5 segmenti da ogni lato, la pagina superiore verde chiaro opaca e glabra, quella inferiore di colore verde bluastro, tomentosa. Le foglie cauline sono sessili o con corto picciolo, alterne, bilobate o trilobate a lobi ovali, dentati e arrotondati all'estremità.
FIORI - formano piccole ombrelle apicali, o solitari all'ascella fogliare, i 2 sepali del calice sono precocemente caduchi, la corolla ha 4 petali ovali di colore giallo oro e molti stami a filamenti rigonfi appena sotto le antere.
Fioritura: Maggio-Ottobre.
FRUTTI - capsule verdi, lineari che contengono un gran numero di semi reniformi, brillanti e neri, muniti di un'escrescenza polposa e gelatinosa, molto apprezzata dalle formiche, che in questo modo disseminano la pianta.
Usi
I principi attivi di questa pianta sono per lo più alcaloidiisochinolinici, in particolare la copticina, ma anche berberina e sparteina.
La pianta viene tradizionalmente utilizzata nella medicina popolare per uso esterno. Contro le verruche, si applica il lattice fresco nella zona interessata, lasciando asciugare.
Come altre Papaveraceae ha azione purgativa e sedativa e una azione spasmolitica sulla muscolatura liscia. In dosi moderate veniva assunta in infuso o decotto, per esempio nelle campagne del lodigiano e cremasco, mescolata al tarassaco per una bevanda depurativa del fegato, ma la tossicità di alcuni principi contenuti ne sconsiglia l'utilizzo interno a meno di supervisione esperta.
La pianta viene tradizionalmente utilizzata nella medicina popolare per uso esterno. Contro le verruche, si applica il lattice fresco nella zona interessata, lasciando asciugare.
Come altre Papaveraceae ha azione purgativa e sedativa e una azione spasmolitica sulla muscolatura liscia. In dosi moderate veniva assunta in infuso o decotto, per esempio nelle campagne del lodigiano e cremasco, mescolata al tarassaco per una bevanda depurativa del fegato, ma la tossicità di alcuni principi contenuti ne sconsiglia l'utilizzo interno a meno di supervisione esperta.
Storia e leggende
Per gli alchimisti del Medio Evo era un ingrediente indispensabile per la fabbricazione della pietra filosofale. La chiamavano il dono del cielo (coeli donum) perché, ritenuta dotata di poteri soprannaturali, faceva parte delle erbe magiche di S. Giovanni con la quale si preparavano talismani, oli e il sale per essere usati nei riti magici nelle notti di luna piena.
Riferimenti
http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=3714
https://it.wikipedia.org/wiki/Chelidonium_majus
http://www.viverelamontagna.ch/wp/magazine/?p=5586
http://ilgiardinodeltempo.altervista.org/celidonia-storia-tradizioni-popolari-e-linguaggio-dei-fiori/
https://it.wikipedia.org/wiki/Chelidonium_majus
http://www.viverelamontagna.ch/wp/magazine/?p=5586
http://ilgiardinodeltempo.altervista.org/celidonia-storia-tradizioni-popolari-e-linguaggio-dei-fiori/
Collection
Citation
Cinzia Guerriero, “Chelidonium majus,” __Cosmic_Noise__e-learning_for_science__, accessed November 22, 2024, http://cosmicnoise.it/o/items/show/591.