Cynara scolymus
Dublin Core
Title
Cynara scolymus
Creator
Matilde Farina
Scheda botanica Item Type Metadata
Specie botanica
Cynara scolymus
Nome comune
Carciofo , nei vari dialetti articiocco , scarcioful , carcioffola , cacocciula .
Etimologia
La denominazione “Cynara” risale al mito dell’omonima ninfa dai capelli color cenere, trasformata da Giove nel prezioso ortaggio, che della ritrosia della fanciulla conserva le foglie spinose.
Il suo nome botanico è Cynara scolymus , secondo la leggenda, Cynara era una fanciulla greca che, poiché resistette alle profferte amorose del dio Apollo, fu da lui trasformata in carciofo, spinoso e inaccessibile. Però, proprio perchè aveva suscitato il sentimento di un dio, Cynara mantenne straordinari poteri che sono proprio quelli salutari del carciofo.
Il sapore del carciofo è amaro ma anche dolce dopo la cottura, il Frutto improprio è spinoso all’esterno e dolce all’interno proprio come Cynara la fanciulla del mito .
Il suo nome botanico è Cynara scolymus , secondo la leggenda, Cynara era una fanciulla greca che, poiché resistette alle profferte amorose del dio Apollo, fu da lui trasformata in carciofo, spinoso e inaccessibile. Però, proprio perchè aveva suscitato il sentimento di un dio, Cynara mantenne straordinari poteri che sono proprio quelli salutari del carciofo.
Il sapore del carciofo è amaro ma anche dolce dopo la cottura, il Frutto improprio è spinoso all’esterno e dolce all’interno proprio come Cynara la fanciulla del mito .
Ambiente
Cresce su terreni argillosi , ben drenati e con una salinità molto alta . In origine erano concimati con conchiglie e gusci di granchi per correggere la salinità dei terreni .Il carciofo , comunque , non cresce spontaneo: si pensa derivi da cardi selvatici che crescono abbondantemente nelle regioni mediterranee.
L’uomo, fin dai tempi remoti, provvide a selezionare le piante più grosse e più commestibili.
L’uomo, fin dai tempi remoti, provvide a selezionare le piante più grosse e più commestibili.
Caratteri botanici
Il carciofo è una pianta erbacea bienne probabilmente derivata dalla selezione orticola del cardo selvatico. Quindi non si rinviene allo stato spontaneo, ma viene abbondantemente coltivata come ortaggio.
Nel primo anno si sviluppa una rosetta di foglie basali molto allungate e profondamente divise; nel secondo, dal centro della rosetta si sviluppa il fusto fiorale unico con foglie sessili più piccole ed alla sommità i capolini grandi con fiori tutti tubulosi ermafroditi, con 5 petali di colore blu-violetto. Le foglie basali del carciofo sono pennato-partite lunghe 30-60 cm e larghe 5-10 cm, con nervatura centrale prominente e segmenti dentati sprovvisti di spine; quelle alla sommità del caule sono invece di dimensioni minori, pennatofide, lobate o quasi intere. La foglia completamente sviluppata si presenta verde e glabra nella pagina superiore, mentre l'inferiore è più chiara anche per la presenza di peli lunghi e finissimi.
Il frutto è un achenio fornito di pappo .
Nel primo anno si sviluppa una rosetta di foglie basali molto allungate e profondamente divise; nel secondo, dal centro della rosetta si sviluppa il fusto fiorale unico con foglie sessili più piccole ed alla sommità i capolini grandi con fiori tutti tubulosi ermafroditi, con 5 petali di colore blu-violetto. Le foglie basali del carciofo sono pennato-partite lunghe 30-60 cm e larghe 5-10 cm, con nervatura centrale prominente e segmenti dentati sprovvisti di spine; quelle alla sommità del caule sono invece di dimensioni minori, pennatofide, lobate o quasi intere. La foglia completamente sviluppata si presenta verde e glabra nella pagina superiore, mentre l'inferiore è più chiara anche per la presenza di peli lunghi e finissimi.
Il frutto è un achenio fornito di pappo .
Usi
Il carciofo possiede diversi impieghi :
1.Impiego terapeutico
La parte più ricca di principi attivi è la foglia; da essa si estraggono i prodotti che sono comunemente usati in erboristeria.
Essa, quando è fresca, contiene cinarina, acido caffeico, acido glicerico, acido glicolico, glucoside A e B, sali di potassio e di magnesio, Vitamina A-B1-B2-C .
2.Ipocolesterolemizzante
È la cinarina il principio attivo in grado di ridurre il colesterolo nel sangue (azione a volte preceduta da una breve fase ipercolesterolemica) agendo sulle cellule epatiche.
Assumendo derivati dal carciofo, si nota – inoltre – che il siero ha una maggiore capacità di mantenere in soluzione il colesterolo e di scioglierlo impedendo così che precipiti nei vari organi. È opportuno, comunque, seguire una dieta ipocalorica, limitando fortemente i lipidi e i glucidi.
3.Coleretico
La cinarina e l’acido caffeico aumentano la quantità di bile prodotta e facilitano l’espulsione di una notevole quantità di acidi biliari e di colesterolo.
4.Diuretico
I sali di potassio e di magnesio, i fiavonoidi contenuti nelle foglie basali, provocano un incremento delle urine che si manifesta dopo alcuni giorni dall’assunzione.
5.In cucina
Si utilizzano i capolini in tantissimi modi, sia come contorno che condimento; ottimi per il risotto, le frittate.
Le foglie sono la parte della pianta più ricca di principi attivi, ma raramente sono usate in cucina perché sono molto amare; comunque, se si desidera consumarle, è indispensabile lavarle bene e ripetutamente per liberarle almeno in parte degli insetticidi, anticrittogamici, acaricidi che vengono utilizzati durante la coltivazione.
1.Impiego terapeutico
La parte più ricca di principi attivi è la foglia; da essa si estraggono i prodotti che sono comunemente usati in erboristeria.
Essa, quando è fresca, contiene cinarina, acido caffeico, acido glicerico, acido glicolico, glucoside A e B, sali di potassio e di magnesio, Vitamina A-B1-B2-C .
2.Ipocolesterolemizzante
È la cinarina il principio attivo in grado di ridurre il colesterolo nel sangue (azione a volte preceduta da una breve fase ipercolesterolemica) agendo sulle cellule epatiche.
Assumendo derivati dal carciofo, si nota – inoltre – che il siero ha una maggiore capacità di mantenere in soluzione il colesterolo e di scioglierlo impedendo così che precipiti nei vari organi. È opportuno, comunque, seguire una dieta ipocalorica, limitando fortemente i lipidi e i glucidi.
3.Coleretico
La cinarina e l’acido caffeico aumentano la quantità di bile prodotta e facilitano l’espulsione di una notevole quantità di acidi biliari e di colesterolo.
4.Diuretico
I sali di potassio e di magnesio, i fiavonoidi contenuti nelle foglie basali, provocano un incremento delle urine che si manifesta dopo alcuni giorni dall’assunzione.
5.In cucina
Si utilizzano i capolini in tantissimi modi, sia come contorno che condimento; ottimi per il risotto, le frittate.
Le foglie sono la parte della pianta più ricca di principi attivi, ma raramente sono usate in cucina perché sono molto amare; comunque, se si desidera consumarle, è indispensabile lavarle bene e ripetutamente per liberarle almeno in parte degli insetticidi, anticrittogamici, acaricidi che vengono utilizzati durante la coltivazione.
Storia e leggende
Il termine che designa il genere, Cynara, secondo Lucio Giusto Moderato Columella, scrittore latino di origini spagnole del primo secolo d.C. e autore del più completo trattato di agricoltura dell’antichità, il “De re rustica,” deriverebbe da “cinis”, cenere e sarebbe legato alla consuetudine dell’uso della cenere per rendere più fertili i terreni destinati a ospitare la coltura di questa pianta.
Deliziosa e’ l’ origine mitologica del carciofo che narra di Cynara, una bella ninfa dai capelli color cenere della quale s’ invaghì il sommo Giove, ma Giunone in un raptus di gelosia, la trasformo’ in una pianta di carciofo che della ninfa conservo’ soltanto il colore dei capelli .
Eppure questo meraviglioso ortaggio così apprezzato da Egiziani e Greci e così’ diffuso nell’ area mediterranea ai tempi dei Romani fu poi dimenticato durante il medioevo e ritorno’ sulle tavole italiche nel 1466, per merito di Filippo Strozzi il Vecchio il quale rientrando a Firenze dopo un lungo esilio cui l’avevano costretto i Medici, ne avviò la riscoperta in Toscana, introducendone semi e coltura dal regno di Napoli, dove le piante erano state portate dai mori di Spagna. Di qui il nome di origine araba “harshuf” con cui ancora oggi e’ designato.
Troviamo infatti nel 1466 la segnalazione in Toscana di un ‘frutto di Napoli’ e la stessa segnalazione appare anche a Venezia nel 1493. Tuttavia il consumo del carciofo in questo primo periodo di rinnovata coltivazione ebbe detrattori ed amatori. Da una parte ai primi del Cinquecento, Ludovico Ariosto affermava “durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade” mentre Caterina de Medici Regina di Francia ‘ ne era cosi’ ghiotta da mangiarne fino a sentirsi male, cosi’ come ci riferisce un cronista francese in una nota del 1578.
Deliziosa e’ l’ origine mitologica del carciofo che narra di Cynara, una bella ninfa dai capelli color cenere della quale s’ invaghì il sommo Giove, ma Giunone in un raptus di gelosia, la trasformo’ in una pianta di carciofo che della ninfa conservo’ soltanto il colore dei capelli .
Eppure questo meraviglioso ortaggio così apprezzato da Egiziani e Greci e così’ diffuso nell’ area mediterranea ai tempi dei Romani fu poi dimenticato durante il medioevo e ritorno’ sulle tavole italiche nel 1466, per merito di Filippo Strozzi il Vecchio il quale rientrando a Firenze dopo un lungo esilio cui l’avevano costretto i Medici, ne avviò la riscoperta in Toscana, introducendone semi e coltura dal regno di Napoli, dove le piante erano state portate dai mori di Spagna. Di qui il nome di origine araba “harshuf” con cui ancora oggi e’ designato.
Troviamo infatti nel 1466 la segnalazione in Toscana di un ‘frutto di Napoli’ e la stessa segnalazione appare anche a Venezia nel 1493. Tuttavia il consumo del carciofo in questo primo periodo di rinnovata coltivazione ebbe detrattori ed amatori. Da una parte ai primi del Cinquecento, Ludovico Ariosto affermava “durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade” mentre Caterina de Medici Regina di Francia ‘ ne era cosi’ ghiotta da mangiarne fino a sentirsi male, cosi’ come ci riferisce un cronista francese in una nota del 1578.
Riferimenti
libro : " ERBE che curano , Demetra "
sitologia :
blog.giallozafferano.it/storieefornelli/carciofo-storia-leggende-ricordi-personali
www.my-personaltrainer.it › Erboristeria › Erbe medicinali › Carci
https://www.erbe-medicinali.com/carfiofo.html
sitologia :
blog.giallozafferano.it/storieefornelli/carciofo-storia-leggende-ricordi-personali
www.my-personaltrainer.it › Erboristeria › Erbe medicinali › Carci
https://www.erbe-medicinali.com/carfiofo.html
Collection
Citation
Matilde Farina, “Cynara scolymus,” __Cosmic_Noise__e-learning_for_science__, accessed November 2, 2024, http://cosmicnoise.it/o/items/show/592.